In un mondo che va sempre più verso l’impiego di energie rinnovabili per ridurre le emissioni e vivere una vita più sostenibile, diventa sempre più fondamentale riuscire a trovare spazi alternativi al suolo per installare gli impianti utili alla transizione energetica. Tra gli svantaggi dell’impiego delle diverse energie, dall’eolico al fotovoltaico, infatti, vi è proprio la mancanza di spazi. Nello specifico si stanno cercando sempre più luoghi che non comprendano il consumo del suolo. Da qui è nata l’analisi di Cerved che, in realtà, ha scoperto che ci sono diversi tetti di varia grandezza ancora inutilizzati.
Il problema degli spazi
Secondo l’ultima edizione disponibile del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, a cura del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), il consumo di suolo è tornato a crescere. Con una media di 19 ettari al giorno e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, nel 2021 si è toccato un totale di 70kmq di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 kmq di suolo nazionale, dei quali 5.400, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.
Di questi nuovi ettari di suolo consumati, circa 70 sono occupati da impianti fotovoltaici anche se, per fortuna, in maniera "reversibile" ovvero che possono tornare allo stato originario con un processo di rinaturalizzazione.
Il Rapporto ricorda anche che in Italia si contano oltre 17 mila ettari occupati dal fotovoltaico di cui 6.123 in Puglia, 1.872 in Emilia Romagna e 1.483 nel Lazio. Dati che sono destinati solo a crescere dato che, nei prossimi anni, si stimano oltre 50 mila ettari pari a circa 8 volte il consumo di suolo attuale.
Impianti fotovoltaici sui tetti, una risposta al consumo di suolo
Per cercare di arginare il rischio di occupazione totale del suolo, è quindi necessario trovare luoghi alternativi per installare gli impianti fotovoltaici. Lo studio effettuato dalla tech company Cerved ha quindi identificato e mappato circa 110.000 edifici industriali con tetti idonei ad ospitare impianti fotovoltaici per autoconsumo. Il tutto per una superficie totale di circa 300kmq sulla quale si potrebbero edificare impianti su tetto per una potenza pari a 30 GW. Un dato decisamente interessante se si pensa che, ad oggi, la potenza del fotovoltaico attualmente installata in tutta la penisola è pari a soli 25 GW.
Il calcolo dei tetti disponibili è stato effettuato dalla società mettendo a sistema le numerose informazioni delle quali dispone come le analisi satellitari per l’esame del territorio, il consumo energetico delle aziende, la loro robustezza finanziaria e i costi degli impianti fotovoltaici. Nel mentre l'azienda ha investito in un’applicazione di tecnologie di intelligenza artificiale utile per elaborare le informazioni ricavate.
Riuscire a sfruttare questi spazi per installare nuovi impianti fotovoltaici permetterebbe all'Italia di avvicinarsi all'obiettivo Europeo che richiede l’installazione di nuova capacità rinnovabile elettrica per 75GW entro il 2030. Per effettuare questo intervento e raggiungere l'obiettivo e ottenere anche ottenendo un risparmio di emissioni di CO2 di circa 9.000 tonn/anno, però, è necessario investire tra i 30 e i 36 miliardi di euro
«Molte aziende potrebbero produrre energia dal fotovoltaico ma non hanno idea del loro potenziale di produzione. Le imprese energivore, ad esempio, che in questo momento stanno sostenendo degli elevati costi di approvvigionamento, potrebbero avere grandi benefici dall'installazione di impianti propri. E le banche potrebbero intercettare questi casi e sostenerli in maniera mirata. Grazie all'elaborazione di specifici algoritmi abbiamo stilato una mappa delle aziende, completa di indirizzo e ragione sociale, a cui proporre finanziamenti ad hoc. Questo utilizzo di dati e algoritmi per offrire soluzioni efficaci al Sistema Paese è un esempio concreto del contributo offerto da Cerved anche a supporto della transizione energetica, come già avviene con la produzione dei ratingESG emessi della nostra Cerved Rating Agency o con i modelli di rischio climatico che produciamo», ha commentato sul suo profilo LinkedIn ufficiale Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved.