Post-Omnibus CSRD Business Survey 2025, cosa pensano davvero le imprese europee della direttiva sulla sostenibilità

L'indagine, promossa da WeAreEurope con il contributo di importanti università europee, rivela il punto di vista di oltre 1.000 professionisti sull’implementazione della CSRD e sul pacchetto Omnibus. Un’indagine unica per comprendere cosa funziona, cosa va migliorato e come le aziende vogliono partecipare alla transizione sostenibile europea

Di Simona Politini

Ricerche e Pubblicazioni - Pubblicato il 15-05-2025

La post-Omnibus CSRD Business Survey 2025, realizzata da WeAreEurope avvalendosi delle competenze di docenti appartenenti a importanti istituzioni accademiche, tra cui in primis HEC Paris, ma anche York University Ontario, Copenhagen Business School (CBS), CERCES e LMU Munich, rappresenta uno dei più ampi e approfonditi sondaggi realizzati sul tema della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) a livello europeo. Obiettivo della survey: descrivere in che modo i professionisti hanno vissuto l'implementazione della CSRD, e la relativa proposta Omnibus, nei due anni successivi all'adozione della direttiva.

Con oltre 1.000 risposte raccolte in un solo mese, la survey offre una fotografia dettagliata delle percezioni, delle criticità e delle proposte operative delle imprese europee coinvolte nell’implementazione della direttiva Omnibus. Il messaggio che ne emerge è chiaro: le imprese vogliono essere ascoltate e coinvolte nei processi decisionali, offrendo un contributo costruttivo per una transizione sostenibile che sia anche competitiva e inclusiva. La CSRD, se ben implementata e migliorata nei suoi aspetti critici, può diventare un vero asset per l’Europa, non solo sul piano ambientale e sociale, ma anche su quello economico e geopolitico.

"Crediamo fermamente che le politiche pubbliche debbano essere basate sulla consultazione e sulla valutazione d'impatto. I risultati mostrano chiaramente che non esiste alcuna barriera tecnica o psicologica che impedisca alle aziende, che sono stakeholder centrali, di partecipare attivamente allo sviluppo delle politiche in Europa. I risultati di questo sondaggio unico nel suo genere rappresentano un prezioso contributo per il dibattito pubblico e per la definizione di una legislazione migliore. Ci auguriamo che la voce delle imprese europee venga finalmente ascoltata", scrive Alexis Kryceve, Presidente di WeAreEurope, associazione di professionisti e cittadini che si uniscono in iniziative in tutti i paesi europei per allineare lo sviluppo economico ai limiti planetari.

Il contesto: perché questa CSRD survey?

La CSRD è uno dei pilastri della strategia europea per la sostenibilità, imponendo alle imprese nuovi obblighi di rendicontazione su impatti, rischi e opportunità legati a temi ESG (Environmental, Social, Governance), secondo il principio della doppia materialità. Nel 2024, la Commissione Europea ha proposto una serie di interventi legislativi radicali (il cosiddetto pacchetto “Omnibus”), senza una consultazione adeguata degli stakeholder, suscitando preoccupazione tra le aziende e gli operatori del settore. La survey nasce proprio per colmare questo vuoto di ascolto, offrendo dati empirici e voci dal campo per orientare il dibattito e le future decisioni politiche.

Profilo dei rispondenti

  • Numero di risposte: 1.062 (considerando solo chi ha completato tutte le domande chiave).
  • Ruolo aziendale: il 40% ricopre posizioni C-level, il che sottolinea la rilevanza strategica del tema.
  • Coinvolgimento diretto: l’88% è direttamente responsabile dell’implementazione CSRD.
  • Paesi rappresentati: 26, con una buona distribuzione per settore, dimensione e maturità aziendale.

Questi dati confermano la robustezza e la rappresentatività del campione, rafforzata da test di sensitività per area geografica, settore e funzione aziendale.

I risultati chiave della post-Omnibus CSRD Business Survey 2025

La CSRD Business Survey 2025 ribalta molte delle percezioni diffuse nel dibattito pubblico e politico europeo. Le imprese, soprattutto quelle più strutturate e coinvolte, non solo sostengono gli obiettivi di sostenibilità UE, ma riconoscono alla CSRD un valore strategico e geopolitico. Le principali richieste riguardano maggiore chiarezza operativa, proporzionalità per le PMI e una reale semplificazione normativa. La proposta “Omnibus” della Commissione, invece, non convince e viene percepita come distante dalle esigenze reali del tessuto produttivo. Vediamo più in dettaglio.

Sostegno agli obiettivi di sostenibilità UE

Domanda: In che misura affermerebbe che la sua azienda sostiene gli obiettivi di sostenibilità dell'UE (come la riduzione delle emissioni di carbonio, l'inquinamento zero entro il 2050, l'arresto della perdita di biodiversità)?

  • L’84% dei rispondenti si dichiara favorevole a target come la riduzione delle emissioni, lo stop alla perdita di biodiversità e l’azzeramento dell’inquinamento entro il 2050.
  • Solo il 3% si dice contrario, smentendo la retorica secondo cui il mondo imprenditoriale europeo sarebbe ostile all’agenda ESG.

La survey evidenzia un forte allineamento tra le imprese europee e gli obiettivi di sostenibilità UE. 

Valutazione della CSRD

Domanda: Nel complesso, quanto è soddisfatto della direttiva CSRD approvata nel 2022?

  • Il 61% degli intervistati si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto della CSRD nella sua forma attuale.
  • Solo il 17% esprime insoddisfazione, di cui il 10% chiede miglioramenti mirati e il 7% una revisione radicale o la sostituzione della direttiva.
  • Anche tra i professionisti della finanza, tradizionalmente più cauti, il tasso di insoddisfazione si ferma al 27%, mentre tra i responsabili CSR scende al 14%. Questi dati contraddicono la narrativa di una diffusa ostilità aziendale verso la CSRD.

Percezione della proposta “Omnibus”

Domanda: Nel complesso, quanto sei soddisfatto della proposta CSRD Omnibus della Commissione Europea annunciata il 26 febbraio 2025?

  • Solo il 25% si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto.
  • Il 51% ritiene necessarie modifiche sostanziali durante l’iter legislativo.

La delusione è trasversale: anche tra chi era insoddisfatto della CSRD, solo il 39% apprezza l’Omnibus, mentre tra i soddisfatti della CSRD, il gradimento per la riforma scende al 17%. Questo risultato suggerisce che la proposta della Commissione non risponde alle reali esigenze operative delle imprese.

Punti di forza della CSRD

I punti di forza testati ottengono consenso dalla maggioranza dei rispondenti. In particolare:

  • Trasparenza e comparabilità: la CSRD è vista come uno strumento che migliora la trasparenza e la comparabilità delle informazioni ESG, a beneficio di investitori e stakeholder.
  • Gestione strategica: la direttiva è percepita come leva per la trasformazione e la gestione strategica dell’impresa.
  • Semplificazione: meno sentita, ma comunque presente, è la percezione che la CSRD possa semplificare la reportistica ESG, consolidando richieste multiple in un unico report.
  • Il 75% dei rispondenti sostiene l’idea di un “one-stop shop”, ovvero che il report CSRD sostituisca altri obblighi di rendicontazione nazionali o europei, semplificando il quadro normativo.

Punti di debolezza della CSRD

Sono state evidenziate le debolezze critiche della CSRD nella sua forma attuale. In particolare:

  • Insufficienza delle linee guida tecniche: le imprese chiedono maggiore chiarezza e supporto operativo.
  • Proporzionalità per le PMI: la direttiva è percepita come troppo onerosa per le aziende di minori dimensioni.
  • Costi e tempi di implementazione: la complessità e l’impegno richiesti sono considerati elevati

Un numero leggermente maggiore di intervistati si è dichiarato favorevole a un rinvio di 1 anno per la rendicontazione rispetto a un rinvio di 2 anni, scelta adottata dal procedimento Stop the Clock.

Sul tema delle soglie dimensionali, la proposta di alzare il limite da 250 a 1.000 dipendenti è respinta dalla maggioranza, mentre una soglia intermedia di 500 dipendenti risulta preferita, anche tra le aziende con 500-1.000 addetti.

CSRD come asset geopolitico europeo

Un dato inedito e rilevante: il 90% dei partecipanti riconosce alla CSRD un ruolo di rafforzamento della sovranità e del potere economico europeo. Questa dimensione geopolitica, raramente discussa nel dibattito pubblico, emerge invece con forza tra i professionisti, che vedono nella CSRD un elemento distintivo e competitivo per l’Europa.

Solo il 37% degli intervistati concorda sul fatto che la CSRD ponga le imprese in una posizione di svantaggio competitivo rispetto ai concorrenti extra-UE.

Differenze regionali e per dimensione aziendale

  • Europa orientale: qui si concentra il maggior livello di preoccupazione e difficoltà nell’implementazione CSRD.
  • Nord Europa, Europa occidentale e Francia: mostrano un sostegno più marcato alla direttiva CSRD.
  • Germania: il 21% di insoddisfatti, dato vicino al 16% della Francia, smentisce la narrazione di una Germania ostile alla CSRD.
  • Il supporto cresce con la dimensione aziendale: si passa dal 57% tra le aziende con 250-500 dipendenti al 67% tra quelle oltre i 5.000. Mentre, le aziende con un numero di dipendenti compreso tra 250 e 499 sono le più insoddisfatte della CSRD.

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