Le Green Banks (o banche verdi) sono istituzioni finanziarie pubbliche create con l’obiettivo di mobilitare capitale privato verso soluzioni climatiche, intervenendo laddove i mercati da soli non riescono a operare in modo efficiente, permettendo così lo sviluppo di un'economia resiliente e a zero emissioni nette.
Per essere ancora più precisi, stando alla definizione fornita dall’OCSE nel 2016 la Green Banks sono "un'entità pubblica capitalizzata specificamente creata per facilitare e attrarre investimenti privati in infrastrutture domestiche LCR [a basse emissioni di carbonio e resilienti] e altri settori verdi come la gestione dell'acqua e dei rifiuti attraverso diverse attività e interventi". L’analisi più recente condotta dal Climate Policy Initiative (CPI) aggiorna questa definizione per includere anche modelli ibridi, come fondi, piattaforme-paese o riforme strutturali di istituzioni esistenti, a condizione che siano pubblicamente capitalizzate e orientate all’attivazione di investimenti climatici. Il contesto nel quale operano queste istituzioni però è tutt’altro che semplice: il divario globale annuo stimato per il finanziamento climatico è infatti pari a 7,4 trilioni di dollari.
Ad analizzare la situazione attuale delle banche verdi è il report "The State of Green Banks 2025" realizzato da Climate Policy Initiative, Natural Resources Defense Council (NRDC) e Bezos Earth Fund. L’analisi, condotta nel biennio 2024-2025, si basa su nuovi dati provenienti da oltre 50 istituti finanziari pubblici presenti in più di 20 paesi. Di questi, 36 hanno sede o sono attivamente coinvolti nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo (EMDE), regioni in cui la domanda di finanziamenti climatici adeguati è particolarmente elevata.
La situazione delle Green Banks a livello globale
L’adozione di queste istituzioni sta accelerando. Paesi come Rwanda e Uganda hanno recentemente istituito nuove Green Banks e molte altre iniziative sono in fase di studio.
Sebbene l'adozione nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti (EMDE) sia proceduta più lentamente con le banche verdi autonome che rimangono meno comuni negli EMDE rispetto alle economie avanzate, i paesi stanno esplorando diversi modelli di Green Banks. Negli EMDE per esempio, vengono spesso adottate strutture di finanziamento verde all'interno delle banche di sviluppo pubbliche (PDB). Queste strutture possono fungere da meccanismi di transizione, contribuendo a costruire la capacità necessaria per consentire ai paesi di progredire verso banche verdi autonome.
Nello specifico il report individua quattro approcci prevalenti: la creazione ex novo di Green Banks indipendenti, l’integrazione di un mandato verde in istituzioni esistenti, la strutturazione di fondi o desk verdi in seno alle banche di sviluppo pubbliche e infine le piattaforme-paese che uniscono più soggetti, incluse Green Banks e istituzioni nazionali. La scelta tra questi modelli dipende da diversi fattori, tra cui la maturità del sistema finanziario locale, la solidità delle istituzioni pubbliche e la disponibilità di capitale.
Nonostante la crescita degli ultimi anni, le banche verdi stanno ancora affrontando sfide importanti che ne limitano lo sviluppo. Tra queste:
- l'accesso limitato al capitale nazionale e internazionale;
- vincoli normativi;
- disallineamenti politici;
- una carenza di capacità tecnica.
È inoltre fondamentale sviluppare meccanismi di condivisione dei rischi e un coinvolgimento più ampio degli stakeholder, comprese le entità governative, le agenzie di regolamentazione e i partner del settore privato.
Le tre dimensioni del successo di una Green Banks
A prescindere dal modello adottato, il report evidenzia tre dimensioni determinanti per il successo di una Green Banks: sostenibilità finanziaria, ambientale e politica.
- Sostenibilità finanziaria: pur non essendo progettate per massimizzare i profitti, le Green Banks devono assicurare la propria sostenibilità operativa, ampliando progressivamente la propria base di capitale senza dipendere in modo strutturale da risorse concessionarie. La loro efficacia risiede quindi nella capacità di utilizzare fondi pubblici come leva per attrarre investimenti privati su scala. Per farlo devono avere assetti istituzionali sufficientemente flessibili, in grado di favorire e incoraggiare il finanziamento privato per soluzioni climatiche.
- Sostenibilità ambientale: le Green Banks devono definire chiaramente il proprio mandato e mantenere un focus rigoroso sugli impegni presi, al fine di costruire una reputazione solida e evitare sovrapposizioni con altre istituzioni finanziarie nazionali. I progetti finanziati dovrebbero essere strettamente allineati con le tematiche e le tassonomie climatiche riconosciute, tra le quali vi sono la mitigazione, l’adattamento, la resilienza e, eventualmente, la transizione energetica. Inoltre, è fondamentale che rispettino gli standard ESG (ambientali, sociali e di governance) e i principi MRV (Monitoring, Reporting, and Verification) per garantire trasparenza e accountability nelle loro operazioni.
- Sostenibilità politica: l’integrazione con la visione dei leader politici è cruciale, così come l’allineamento con le banche centrali, i ministeri chiave, le strategie climatiche nazionali e la pianificazione economica complessiva. Le Green Banks necessitano inoltre di strutture di governance robuste, che però siano sufficientemente flessibili da adattarsi a contesti politici, normativi e di mercato in continua evoluzione.