Parallelamente al rincaro bollette e ai nuovi costi per il consumo di energia, la tecnologia applicata al settore agritech si conferma sempre più centrale. Sia per ridurre i costi e semplificare il lavoro degli agricoltori che per guardare sempre più avanti all’insegna della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente. Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato dell’Agricoltura 4.0 nel 2021 valeva 1.6 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 1,3 miliardi di euro del 2020, segnando un vero e proprio boom. In agricoltura 4.0, la tecnologia viene spesso applicata per realizzare macchinari connessi (per il 47%) e sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature (nel 35% dei casi). Più in generale, l’Osservatorio rivela che è oltre il 60% degli agricoltori a utilizzare almeno una soluzione di agricoltura 4.0 e metà degli italiani si interessa alla tracciabilità degli alimenti informandosi tramite siti web, social e QR Code, mentre solo il 6% afferma di aver sentito parlare di blockchain nel settore agrifood. Nonostante la crisi imposta dalla pandemia, negli ultimi due anni l’agricoltura 4.0 ha continuato il percorso di crescita ed evoluzione. In questo comparto lavorano 750 startup a livello mondiale, per 15 miliardi di dollari di investimenti. E l’Italia è tra i primi 10 paesi per numero di startup anche se raccoglie meno dell’1% dei finanziamenti. Nonostante questo, ci sono aziende come Hiweiss, Parapini Agriculture, BugsLife e Cantine di Venosa che già da qualche anno applicano la tecnologia alle loro lavorazioni, rientrando in un processo di economia circolare 4.0 molto interessante.
Agritech: verso quale futuro?
Come già accennato, i nuovi rincari che pesano sulle tasche di tutti creano gravi problemi anche per tutte le PMI e le aziende che lavorano nel comparto dell’agricoltura. La crescita del mercato è, oggi, trainata soprattutto dagli incentivi, in particolare dalle agevolazioni dei Programmi di Sviluppo Rurale e dal Piano transizione 4.0. Tre quarti delle aziende agricole hanno impiegato almeno un incentivo di agricoltura 4.0 e l’84% sostiene che abbiano avuto un impatto determinante sulle scelte di investimento, consentendo di anticiparli (per il 44% delle aziende), di investire in più soluzioni (20%) o in una soluzione più costosa (20%). Anche se non mancano le criticità, in particolare l’eccesso di burocrazia e incentivi non del tutto mirati alle esigenze delle aziende agricole. Tra i fattori che stanno guidando l’innovazione nel settore agroalimentare, emerge, con forza, la richiesta di una maggiore trasparenza e sicurezza. La tracciabilità è uno degli ambiti in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando il digitale, anche per finalità di marketing e comunicazione nei confronti del consumatore finale. Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio Smart AgriFood sui consumatori, oltre metà degli italiani (53%) ricerca sempre o spesso informazioni legate alla tracciabilità del cibo che acquista. Il 35% lo fa ogni tanto e soltanto il 12% non è interessato. In generale, la tecnologia ha dato una spinta notevole a tutto il mondo startup di questo settore ma anche una propulsione alle aziende più tradizionali di aprire i propri orizzonti guardando al futuro come valore aggiunto a tutti i meccanismi di prodotto e di processo mirati sia alla razionalizzazione dei costi sia all’ottimizzazione della filiera per una maggiore produzione. In particolare, tra le principali soluzioni applicative nel campo Agritech si utilizzano:
- Droni e Satelliti per il precision farming.
- Biotecnologie ed energie green.
- Tecnologie di precisione (Big Data & Blockchain).
- Packaging intelligente.
- Serre idroponiche.
- Vertical farm.
Alcuni best cases di Agritech Made in Italy
Tra le PMI e le startup che spiccano nel settore agritech in Italia ci sono Hiweiss, startup innovativa nata nel 2018 a Bolzano che ha brevettato un processo tecnologico e circolare per la produzione di proteine vegetali pulite, naturali e OGM free; Bugslife, startup per il petfood che vuole rendere l’ecosistema agroindustriale più sostenibile producendo farine proteiche e fertilizzante naturale dalle larve di mosche-soldato proponendo un modello agroindustriale sostenibile, riproducibile ovunque e attento al territorio che la natura ci ha suggerito; Parapini Agriculture, una startup che combatte la siccità nella pianura Padana con nuove tecniche produttive sostenibili come il carbon farming e l’agricoltura di precisione, utilizzate negli Usa già da un ventennio, e i 350 viticoltori della cooperativa Cantina di Venosa, che adoperano un satellite, Sentinel 2, grazie al quale riescono ad essere sempre aggiornati su modelli di calcolo che indicano quali e quanti filari annaffiare, potare, concimare. Li abbiamo intervistati per capire meglio, secondo loro, quali saranno le nuove frontiere nell’agritech 4.0. “Per noi è stato importante sviluppare una nostra tecnologia e ottenere il brevetto - afferma Caterina Luppa di BugsLife - Per portare l’allevamento degli insetti su una scala italiana. Noi siamo cresciuti in Olanda, dove c’è una densità di aziende e popolazione molto più grande rispetto alla nostra in Italia. Qua, dove ci sono più PMI, con la nostra tecnologia abbiamo assimilato l’allevamento a un’attività agricola e produciamo 600 tonnellate all’anno di farina. Tutto il processo e gli impianti che stiamo progettando sono tutti appartenenti all’industria 4.0 e sono collegati tra loro”.
“Sia nel settore agricolo che in quello di trasformazione, l’innovazione conta tantissimo e sta prendendo piede soprattutto tra i giovani - dichiara Anna Trettenero di Hiweiss - Nei prossimi anni aiuterà tantissimo non solo nella gestione del quotidiano ma anche per contenere costi e consumi: dall’acqua ai prodotti fitosanitari fino alla nutrizione delle piante. Per noi è anche importante per tenere traccia di tutta la produzione, del processo e dell’ambiente: un processo che nasce dall’agricoltura circolare nel terreno della bioeconomia con l’agricoltura rigenerativa e il recupero delle acque, grazie all’utilizzo di sottoprodotti, e dei coprodotti, così da dare loro un utilizzo non secondario, per riutilizzare tutto quello che può esserlo. Bisogna pensare a diversi tipi di architettura in futuro; il clima in cui viviamo è molto volubile e l’approvvigionamento energetico come lo abbiamo utilizzato sinora, domani potrebbe non esserci più”.
“Nel nostro ambito, i rincari sono su vari settori: dai fertilizzanti al gasolio, ma grazie ai satelliti che puntano al risparmio, riusciamo a praticare gli input solo dove necessario e nella quantità sufficiente - afferma Ezio Parapini di Parapini Agricolture - Con i trattori a guida autonoma si risparmia un 15-20% di gasolio e grazie alle immagini satellitari possiamo giocare d’anticipo, prevedendo quali potrebbero essere i territori dove potrebbe esserci, in futuro, qualche problema. Mettendo in pratica il carbon farming, catturando carbonio dall’atmosfera e immettendolo nel terreno, cerchiamo di ridurre i fertilizzanti. Si andrà sempre più verso un’evoluzione in questo senso”.
“La tecnologia ci aiuta, oggi, nel monitoraggio dei vigneti. Da questo punto di vista, sicuramente, abbiamo un ritorno energetico ed economico importante perché non monitoriamo più tutti i vigneti fisicamente - dichiara Donato Gentile di Cantine di Venosa - Risparmiamo ore di lavoro fisiche e gasolio avendo 800 ettari di terreno e facciamo una scelta mirata con la mappatura. Ad esempio, questa ci aiuta in aree dove ci sembra che ci sia un anticipo di maturazione, prevenendo i principali patogeni delle viti. Da molti anni abbiamo anche un impianto fotovoltaico di terza generazione che ci consente di essere autosufficienti e ci aiuta tantissimo, soprattutto in questo periodo di rincari. È in grado di produrre energia anche con una sola luce non soltanto con il sole diretto. Nella nostra cooperativa viene tutto digitalizzato e questo ottimizza la gestione dell’azienda. Abbiamo implementato molto l’uso di macchine a controllo remoto come filtri e pompe e la notte possiamo lasciare le macchine a lavorare. Inoltre, gli scarti, come quelli di lavorazione dell’uva, non vengono buttati e vengono usati per concimare i vigneti. Usiamo vetro e cartoni riciclati al 70% e aiutiamo l’economia locale riuscendo anche a conservare una storicità delle nostre azioni. È un progetto in costante evoluzione che andiamo a implementare anno dopo anno”.