Le aziende confermano il loro impegno verso i temi ESG. Dai cambiamenti climatici alle disuguaglianze sociali, le sfide del nostro tempo spingono i leader aziendali a ripensare il ruolo delle imprese, integrando la sostenibilità e la responsabilità nelle loro strategie. Questo nuovo paradigma è fondamentale in quanto non solo contribuisce a costruire un futuro più equo e sostenibile, ma si rivela anche una leva cruciale per il successo economico a lungo termine.
A confermarlo sono anche i risultati emersi dalla ricerca KPMG CEO Outlook 2024, che raccoglie le opinioni di più di 1.300 CEO di aziende con ricavi superiori ai 500 milioni di dollari.
CEO Outlook 2024: la sostenibilità come fonte per la creazione di valore
La ricerca, giunta quest’anno alla sua decima edizione, ha sottolineato che la sostenibilità, e in generale i temi ESG, sono ormai considerati una vera e propria fonte per la creazione di valore. Nel 2015, infatti, i CEO classificavano il rischio ambientale come uno dei fattori meno preoccupanti, mentre nel 2024, quasi un quarto (24%) riconosce che il principale pericolo legato al mancato rispetto delle aspettative ESG è quello di dare un vantaggio ai propri concorrenti, seguito dalla minaccia alla propria continuità (21%) e dalle sfide legate al recruitment (16%).
La sostenibilità dunque può avere importanti impatti, negativi o positivi, sulla fiducia e sulla reputazione di un’azienda a tal punto che il 76% dei CEO ha affermato che sarebbero disposti a cedere una parte del business, anche se redditizia, nel caso in cui questa danneggi la reputazione aziendale, mentre il 68% dei CEO afferma che prenderebbe posizione su una questione politica o sociale controversa, anche se il Consiglio di Amministrazione sollevasse preoccupazioni in merito.
Tuttavia resta fermo il fatto che la preparazione in ambito ESG necessita ancora di parecchio lavoro tanto che più della metà (66%) degli intervistati ha ammesso di non sentirsi preparata per rispondere alle crescenti aspettative degli stakeholder, così come degli azionisti.
Questo non vuol dire che non siano attenti alle loro richieste, anzi: il 69% dei CEO quest’anno ha adattato il proprio linguaggio e la terminologia utilizzati per soddisfare le mutevoli esigenze degli stakeholder.
A preoccupare di più i leader aziendali sembra essere la complessità della decarbonizzazione della propria supply chain, un problema che è oggi ulteriormente aggravato dalle attuali tensioni geopolitiche in tutto il mondo con impatto sulle principali rotte commerciali globali.
“L'edizione del decimo anniversario del KPMG CEO Outlook evidenzia quanti progressi la comunità imprenditoriale ha compiuto in materia ESG e sostenibilità. Solo pochi anni fa, gli impegni ambientali, sociali e di governance erano considerati un distintivo d'onore che non era necessariamente integrato nella strategia aziendale. Oggi, i nostri risultati mostrano che l'ESG è una priorità assoluta con una crescita sostenibile e mirata che rimane un'ambizione fondamentale per i leader aziendali globali. Tuttavia, nel 2024, stiamo assistendo a una crescente politicizzazione e polarizzazione di questioni come la mobilità sociale e il cambiamento climatico, e questo sta creando nuove sfide per i CEO che sono già sotto pressione per ottenere risultati. La buona notizia è che questo sondaggio mostra che i CEO rimangono fermi sull'importanza della sostenibilità e continuano a dimostrare resilienza e agilità, ad esempio, cambiando il modo in cui comunicano i loro sforzi, piuttosto che abbandonare i loro impegni", ha dichiarato John McCalla-Leacy, Head of Global ESG di KPMG International.
La sostenibilità e CEO italiani
L’indagine ha poi realizzato un focus dei vari mercati europei. Per quanto riguarda l’Italia, per il 50% dei CEO la strategia ESG ha un forte impatto sulla costruzione di relazioni con i clienti e di un’immagine positiva del brand, dato ben più alto del 34% registrato a livello globale. Altro dato che si discosta rispetto al resto del mondo riguarda il fatto che il 92% dei leader aziendali riconoscono la responsabilità che il loro ruolo comporta per la promozione di una maggiore mobilità sociale, rispetto all’80% globale.
Dallo studio, che ha anche analizzato la gestione dei talenti con particolare riferimento al tema dello smart working, emerge anche l’elevata attenzione che le imprese Made in Italy hanno verso il tema della parità di genere: il 90% dei CEO italiani infatti concorda sul fatto che raggiungere l’equità di genere nel proprio C-suite li aiuterà a realizzare le proprie ambizioni di crescita, rispetto al 79% a livello globale.