Secondo una recente ricerca di Influence Map, effettuata su oltre 300 aziende, il 93% utilizza la parola "net zero" nella propria comunicazione ma, in realtà, pochissime adottano azioni davvero concrete. Dall'analisi infatti emerge che il 21,5% delle aziende rientra nel rischio significativo di cadere nel greenwashing, mentre il 36,5% si ferma al rischio moderato.
Dati che però, presto dovrebbero cambiare visto che proprio in questi giorni il Parlamento europeo ha approvato la direttiva che migliorerà l'etichettatura dei prodotti e vieterà l'uso di dichiarazioni ambientali fuorvianti.
Addio greenwashing
La direttiva contro il greenwashing è stata approvata nella giornata di mercoledì 17 gennaio 2024 con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni. Il suo obiettivo è quello di proteggere i consumatori da pratiche di commercializzazione ingannevoli e di aiutarli a compiere scelte di acquisto più informate. A tal fine, saranno aggiunte all'elenco UE delle pratiche commerciali vietate una serie di strategie di marketing problematiche legate al cosiddetto greenwashing (ambientalismo di facciata) e all'obsolescenza precoce dei beni.
La prima novità introdotta riguarda l'etichettatura dei prodotti e l'obbligo di renderla più chiara e affidabile abolendo l'uso di indicazioni ambientali generiche come "rispettoso dell'ambiente", “rispettoso degli animali”, “verde”, "naturale", "biodegradabile", "a impatto climatico zero" o "eco" se non supportate da prove.
L'altra novità riguarda l'uso dei marchi di sostenibilità, data la confusione causata dalla loro proliferazione e dal mancato utilizzo di dati comparativi. In futuro nell'UE saranno autorizzati solo marchi di sostenibilità basati su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche.
Verrà introdotto anche un divieto delle dichiarazioni che suggeriscono un impatto sull'ambiente neutro, ridotto o positivo in virtù della partecipazione a sistemi di compensazione delle emissioni.
L'altro tema di rilievo nella direttiva è la durabilità dei prodotti. Sarà infatti obbligatorio rendere più visibili le informazioni sulla garanzia e verrà creato un nuovo marchio armonizzato per dare maggiore risalto ai prodotti con un periodo di garanzia più esteso. In ultimo la norma vieterà anche indicazioni infondate sulla durata, gli inviti a sostituire i beni di consumo prima del necessario e le false dichiarazioni sulla riparabilità di un prodotto.
“Questa legge cambierà il quotidiano di tutti gli europei! Ci allontaneremo dalla cultura dello scarto, renderemo più trasparente il marketing e combatteremo l'obsolescenza prematura dei beni. Le persone potranno scegliere prodotti più durevoli, riparabili e sostenibili grazie a etichette e pubblicità affidabili. Soprattutto, le aziende non potranno più ingannare le persone dicendo che le bottiglie di plastica sono buone perché l'azienda ha piantato alberi da qualche parte — o dire che qualcosa è sostenibile senza spiegare come. Questa è una grande vittoria per tutti noi”, ha dichiarato il membro del Parlamento Europeo Biljana Borzan.
La direttiva a questo punto è solo in attesa dell’approvazione definitiva del Consiglio. Una volta ricevuta verrà pubblicata nella Gazzetta ufficiale e da quel momento gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale.
Aggiornamento 29 febbraio 2024: pubblicazione della Direttiva (Ue) 2024/825