SERM, integrare la sostenibilità nel risk management per rafforzare la competitività aziendale

Il Sustainability Enterprise Risk Management rappresenta la naturale evoluzione dell’ERM tradizionale, integrando i fattori ESG nella valutazione e mitigazione dei rischi aziendali. Un approccio sistemico che consente alle imprese di anticipare mitigare impatti e accedere a nuove opportunità competitive

Di Erica Nagel, Sustainability Advisor e Sustainability Manager certificata

Strategie ESG - Pubblicato il 15-05-2025

Il SERM, acronimo di Sustainability Enterprise Risk Management, è un approccio strategico che integra i rischi legati alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance, nel tradizionale Enterprise Risk Management (ERM). Questo significa considerare i fattori ESG non come questioni separate, ma come veri e propri rischi aziendali che necessitano di gestione attenta e sistematica. Approfondiamo insieme il tema.

Cos’è il SERM, una componente fondamentale della strategia aziendale moderna

Secondo il Global Risks Report 2025 del World Economic Forum, lo studio realizzato intervistando oltre 900 esperti in tutto sui rischi globali per supportare i decisori nel bilanciare le crisi attuali e le priorità a lungo termine, ci troviamo all’interno di uno scenario mondiale sempre più frammentato, in cui le crescenti sfide geopolitiche, ambientali, sociali e tecnologiche minacciano la stabilità e il progresso. Alcuni rischi, però, vengono percepiti più impattanti di altri. È il caso degli eventi climatici estremi: secondo rischio ritenuto più impattante da qui ai prossimi due anni e primo rischio per impatto da qui a dieci anni; seguito dalla perdita della biodiversità e collasso degli ecosistemi; cambiamenti critici nei sistemi terrestri; carenza di risorse naturali.

Ciò significa che, le imprese che non affrontano in modo integrato i rischi ambientali potranno subire danni economici considerevoli legati a eventi climatici estremi, ma, aggiungerei, anche alle normative emergenti e ai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, addirittura disposti a spendere in media il 9,7% in più per beni prodotti o ottenuti in modo sostenibile, nonostante il peso delle preoccupazioni legate al costo della vita e all'inflazione, come ci svela la 2024 Voice of the Consumer Survey di PwC. Gestire proattivamente questi rischi non solo protegge il valore aziendale, ma consente alle imprese di anticipare le tendenze future, ottimizzare i propri processi e costruire un vantaggio competitivo duraturo. Alla luce di quanto detto, il SERM rappresenta una componente fondamentale della strategia aziendale moderna.

Da ERM a SERM 

Considerare i fattori ESG non come questioni separate, ma come veri e propri rischi aziendali che necessitano di gestione attenta e sistematica non è un approccio del tutto nuovo: già nel 2007, i due economisti Porter e Reinhardt sottolineavano l’importanza di affrontare il cambiamento climatico come un fattore competitivo per le aziende. 

Negli ultimi anni, sotto una crescente pressione normativa e un'attenzione maggiore da parte degli investitori, l’integrazione dei rischi ESG nelle politiche di risk management si è evoluta rapidamente. Oggi, numerosi standard internazionali e linee guida, come la ISO 31000:2018, definiscono un approccio strutturato per identificare, valutare e gestire tutti i rischi, compresi quelli legati alla sostenibilità. Inoltre, regolamenti come la SFDR dell’Unione Europea, che definiscono il “Sustainability Risk”, spingono le imprese a integrare questi rischi nel loro sistema di governance. Così facendo la gestione del rischio evolve in leva strategica che protegge gli asset aziendali pianificando azioni preventive sui temi della sostenibilità. Il SERM non è più dunque solo un'operazione di compliance, ma diventa un elemento fondamentale per il successo a lungo termine. Lo dimostra il fatto che le imprese si stanno già impegnando nell’ampliamento dei propri modelli di ERM a SERM, includendo cioè l’analisi di scenario climatico, valutazioni d’impatto sociale e metriche ESG. E chi non l’ha ancora fatto è una scelta che non può più rinviare.

Modelli e metodologie per implementare un efficace SERM

L’adozione del Sustainability Enterprise Risk Management richiede un approccio metodico che possa integrare i rischi ESG all’interno dei tradizionali sistemi di gestione del rischio aziendale. A seguire alcuni dei modelli e degli strumenti chiave:

  • Integrazione ERM-ESG: il primo passo consiste nell’integrare i rischi legati alla sostenibilità nel registro del rischio aziendale. Questo implica la creazione di un “risk register” che includa le problematiche ambientali, sociali e di governance, affiancandole ai rischi operativi e finanziari tradizionali. Un esempio di questo approccio è la valutazione degli impatti ambientali attraverso la “doppia materialità”, che considera l'effetto che l'azienda ha sull'ambiente, così come l'effetto che l'ambiente ha sull'azienda.
  • Quadri normativi e standard: il SERM si avvale di linee guida internazionali, La norma ISO 31000:2018 raccomanda un approccio strutturato e sistematico per “individuare, prevenire e gestire tutti i rischi”, compresi quelli di sostenibilità. Organizzazioni come il COSO (framework ERM) e organismi internazionali (ad es. TCFD per il clima) forniscono linee guida su governance, valutazione degli scenari climatici e disclosure dei risultati. Questi standard offrono una guida su come valutare e mitigare i rischi climatici, creando una base comune per la reportistica e il monitoraggio. Un altro importante sviluppo normativo recente è rappresentato dalle linee guida finali dell'Autorità Bancaria Europea (EBA) sulla gestione dei rischi ESG, pubblicate a gennaio 2025. Queste linee guida stabiliscono i requisiti per le istituzioni finanziarie che operano nell'Unione Europea, come banche, fondi di investimento e altri operatori del settore finanziario. Le linee guida obbligano le istituzioni a integrare i rischi ESG nei loro processi di governance, gestione dei rischi e controllo, nonché a condurre analisi di scenario per prevedere gli impatti dei rischi ESG sui modelli di business. Le istituzioni finanziarie devono anche sviluppare piani di transizione per affrontare i rischi legati al cambiamento climatico e ad altri fattori ESG, in linea con l'obiettivo di neutralità climatica dell'UE per il 2050. Le linee guida entreranno in vigore a partire dal 11 gennaio 2026, con una proroga fino al 11 gennaio 2027 per le istituzioni piccole e non complesse.  Questi standard offrono una guida su come valutare e mitigare i rischi climatici, creando una base comune per la reportistica e il monitoraggio.
  • Analisi di scenario e pianificazione: le aziende devono essere in grado di prevedere i rischi ESG attraverso modelli di scenario. Per i rischi ambientali le proiezioni climatiche IPCC a 1,5–2°C ad esempio, sono usate per stimare impatti futuri sulle operazioni (energia, supply chain, assicurazioni).  Le proiezioni climatiche sono scenari che illustrano come il clima potrebbe evolvere se si raggiungessero determinati obiettivi di riduzione delle emissioni. Questi scenari aiutano a valutare l'impatto potenziale di eventi estremi come inondazioni, ondate di calore o tempeste, e a pianificare di conseguenza la resilienza aziendale. Le imprese possono usare questi modelli per prepararsi a future regolamentazioni, eventi climatici estremi e per garantire che le loro operazioni siano sostenibili nel lungo termine. Le aziende possono anche utilizzare strumenti di modellazione predittiva per stimare i rischi futuri e pianificare di conseguenza.
  • Governance dedicata: un efficace Sustainability Enterprise Risk Management richiede una governance solida, che assegni ruoli specifici per la gestione dei rischi ESG. Il Chief Risk Officer (CRO) e il Chief Sustainability Officer (CSO) devono collaborare strettamente, mentre il Consiglio di Amministrazione deve supervisionare il processo, assicurando che la gestione del rischio sia parte integrante della strategia aziendale.  Spesso si definisce una “Three lines of defense” che include controlli interni specifici per temi sostenibili. Ciò assicura coerenza tra strategia di business e gestione del rischio.
  • Monitoraggio e reportistica: il monitoraggio continuo dei rischi ESG è essenziale per un SERM efficace. Le aziende devono definire indicatori chiave di performance (KPI) di sostenibilità collegati ai rischi (e.g. tassi di infortuni, intensità carbonica, percentuale di fornitori auditati ESG) e si collegano a sistemi di controllo interno. Strumenti digitali avanzati (Big Data, AI) sono impiegati per rilevare segnali deboli di rischio e migliorare la previsione (ad esempio algoritmi che stimano il rischio di interruzione logistica a seguito di disastri naturali).
  • Processi integrati: l’adozione del SERM richiede un processo continuo che comprende i passaggi dell’identificazione (mapping rischi ESG), valutazione (entità e probabilità), risposta (piani di mitigazione, riduzione emissioni, piani di emergenza) e monitoraggio (report periodici ai board). Il tutto in linea con la strategia aziendale complessiva e le politiche di sostenibilità.

Queste metodologie – supportate da standard internazionali – permettono di costruire un Sustainability Enterprise Risk Management solido, capace di prevedere e gestire proattivamente i rischi di sostenibilità che minacciano il business.

Esempi di applicazione del SERM in contesti aziendali

Molte imprese all’avanguardia hanno già integrato il SERM nei loro modelli operativi trasversali. Ad esempio, colossi energetici e industriali applicano stress test climatici interni: valutano come scenari di transizione a basse emissioni o eventi estremi possano impattare i propri asset, e adattano investimenti e coperture assicurative di conseguenza. Nel settore finanziario, banche e fondi di investimento ora includono indicatori ESG nel credito e nel portafoglio titoli, seguendo anche linee guida come quelle dell’EBA o del Task Force on Climate Disclosure. Aziende manifatturiere del largo consumo (es. retailer internazionali) hanno rivisto la loro logistica incorporando rischi di carenza risorse naturali e normative emergenti, assicurando approvvigionamenti più sicuri e sostenibili. Nel settore tecnologico e dei servizi, società come assicurazioni o IT applicano modelli predittivi per quantificare rischi ambientali e sociali lungo la catena del valore.

In ciascun caso, l’elemento comune è la visione sistemica: il Sustainability Enterprise Risk Management non è confinato a un dipartimento, ma permea l’intera governance aziendale. Ad esempio, alcune grandi imprese hanno introdotto comitati interfunzionali che riuniscono finanza, operations e sostenibilità, con report periodici al CDA. Questi approcci non dipendono da un solo settore ma riflettono la maturità crescente delle best practice globali. Integrando la sostenibilità nel proprio DNA strategico, le aziende stanno creando modelli operativi resilienti e pronti per il futuro. Non si tratta solo di rispondere alle esigenze normative o alle mutevoli aspettative dei consumatori, ma di capitalizzare le opportunità di crescita offerte da un contesto in rapida evoluzione, sostiene il WEF.

Vantaggi SERM: benefici tangibili e competitivi del Sustainability Enterprise Risk Management

L’adozione di un approccio di Sustainability Enterprise Risk Management non solo protegge l’impresa dagli shock futuri, ma porta benefici concreti sia sul piano operativo che competitivo:

  • Riduzione dei costi di crisi: gestendo proattivamente eventi critici, le imprese diminuiscono le perdite economiche dovute a disastri o controversie ESG. Ad esempio, investimenti preventivi in efficienza energetica possono abbattere i costi delle interruzioni legate a shock dei prezzi energetici.
  • Accesso facilitato al credito e agli investimenti: istituzioni finanziarie e investitori istituzionali premiano le aziende con forti pratiche ESG. Il SERM ben implementato mostra ai finanziatori una gestione oculata dei rischi futuri, traducendosi spesso in condizioni di finanziamento più favorevoli e in un plus di valutazione societaria. Le banche sono sempre più interessate a considerare i rischi ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle loro decisioni di credito. In particolare, le PMI (Piccole e Medie Imprese) in Italia, possono beneficiare di uno strumento messo a punto dal Ministero delle Finanze (MEF) che si chiama “Documento per il dialogo di sostenibilità tra PMI e Banche". Questo documento fornisce alle piccole e medie imprese (PMI) uno strumento pratico per raccogliere e comunicare informazioni relative agli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG). L'obiettivo è facilitare il dialogo con le banche, semplificando la presentazione delle informazioni e migliorando l'accesso al credito. Le banche, infatti, sono più disposte a finanziare le PMI che dimostrano di avere un approccio solido alla gestione dei rischi ESG, poiché ciò riduce l'incertezza associata agli investimenti e offre maggiore sicurezza nel lungo periodo. Per le grandi aziende, l'introduzione della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) obbliga le imprese a divulgare informazioni dettagliate sui rischi ESG, migliorando la trasparenza. Questo rende le aziende più attrattive per gli investitori istituzionali, che tendono a preferire aziende con politiche ESG solide. Le imprese che dimostrano di essere preparate a gestire i rischi sostenibili e che rispettano le normative come la CSRD sono percepite come più solide, aumentando così la loro capacità di accedere a finanziamenti e investimenti a condizioni favorevoli.
  • Reputazione e brand trust: i consumatori moderni valutano positivamente aziende sostenibili. Una ricerca di Harvard Business Review evidenzia che i consumatori sono sempre meno disposti ad accettare sostenibilità come «nice-to-have» e la considerano, a breve, un requisito di base per gli acquisti. Chi risponde per primo alle nuove aspettative può guadagnare quote di mercato e fidelizzare clienti più sensibili a queste tematiche.
  • Innovazione di business: includere rischi ESG nel planning spinge le aziende a sviluppare prodotti e servizi sostenibili (es. economia circolare, energie rinnovabili, social innovation), aprendo nuove linee di ricavo. Tali iniziative aumentano anche la motivazione interna e attraggono talenti, a loro volta interessati a lavorare in realtà responsabili.
  • Compliance e vantaggio normativo: molte normative imminenti (es. CSRD, ESG ratings obbligatori) richiedono proprio la gestione di rischi e impatti di sostenibilità. Aderire al SERM aiuta le imprese a essere “compliant by design”, evitando sanzioni e convertendo gli obblighi in opportunità di efficienza (per esempio riducendo sprechi e consumi) e di vantaggio competitivo.

 


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