La sostenibilità umana all'interno delle imprese sta emergendo come una delle tematiche cruciali nel panorama aziendale moderno. Questo concetto, infatti, non si limita alla mera gestione delle risorse ambientali, ma abbraccia una visione più ampia che comprende anche il benessere dei dipendenti, l'equità sociale e la responsabilità economica. L'interesse delle aziende in quest'ambito sta aumentando non solo per motivi normativi legati alle tematiche ESG ma anche perché le imprese si stanno man mano accorgendo che investire nella sostenibilità umana migliora la qualità della vita dei loro lavoratori e rafforza anche la loro reputazione e competitività sul mercato.
A confermarlo è il terzo report annuale Workplace Well-being, realizzato da Deloitte e Workplace Intelligence, che ha coinvolto 3.150 dirigenti, manager e lavoratori di alto livello di quattro Paesi.
I vantaggi e benefici della sostenibilità sociale per aziende e lavoratori
Lo studio di Deloitte e Workplace Intelligence parte da un concetto chiave: perché per i dirigenti è importante concentrarsi sulla sostenibilità sociale? Ebbene, per 8 dirigenti su 10, un maggiore impegno nel dare priorità a un impatto umano positivo si tradurrebbe nella capacità dell'azienda di attrarre nuovi talenti (82%), attrarre clienti e investitori (81%) e in un aumento della redditività (81%).
Secondo 7 lavoratori su 10, invece, i vantaggi che una maggiore attenzione alla sostenibilità umana porterebbero, oltre a migliorare la loro esperienza sul lavoro (72%) sono: aumento del loro impegno e soddisfazione lavorativa (71%), una maggiore produttività e performance (70%), desiderio di rimanere con la propria azienda a lungo termine (70%) e fiducia nella leadership della propria azienda (69%).
Sostenibilità umana: com’è percepita da dirigenti e lavoratori
Nonostante gli evidenti benefici che un'adeguata attenzione al fattore "S" comporterebbe, il benessere dei dipendenti sembra rallentare ancora per il terzo anno consecutivo con solo il 56% dei lavoratori che ritiene che il proprio benessere generale sia "eccellente" o "buono". Un malessere che non riguarda solo i dipendenti ma anche i leader ponendoli, in questo caso, sullo stesso piano della scala gerarchica aziendale. Infatti, almeno 4 lavoratori, manager e dirigenti su 10 affermano di sentirsi "sempre" o "spesso" esausti o stressati. La situazione è così grave che il 59% dei lavoratori, il 66% dei manager e il 71% dei dirigenti affermano che prenderebbero seriamente in considerazione l'idea di accettare un lavoro presso un'altra azienda che supporterebbe il loro benessere.
Dall’indagine, però, emerge una netta discrepanza su come le organizzazioni e le persone stanno effettivamente progredendo in relazione alla sostenibilità umana. I dati, infatti, indicano che circa il 90% dei dirigenti ritiene che lavorare per la propria azienda abbia un effetto positivo sul benessere dei lavoratori, sullo sviluppo delle competenze, sull'avanzamento di carriera, sull'inclusione e l'appartenenza e sul loro senso di scopo e significato. Tuttavia, solo il 60% (o meno) dei lavoratori è d'accordo con queste affermazioni. E ancora, solo il 56% dei dipendenti pensa che l'azienda per la quale lavora stia promuovendo la sostenibilità umana, contro l'82% dei dirigenti. Il risultato è che solo circa uno su tre lavoratori afferma che il proprio benessere fisico (34%), mentale (32%), finanziario (35%) e sociale (31%) è migliorato lo scorso anno.
In ottica futura è interessante notare che la maggior parte dei dirigenti (93%) e dei lavoratori (88%) concordano sul fatto che lo scopo di un’azienda dovrebbe essere quello di creare valore non solo per gli azionisti, ma anche per gli esseri umani e la società. A conferma di questo oltre 7 dirigenti su 10 ritengono che se la loro azienda non promuove la sostenibilità umana, la loro leadership dovrebbe cambiare.
“C’è un incredibile slancio che spinge le organizzazioni a realizzare cambiamenti significativi”, ha dichiarato Jen Fisher, amministratore delegato in pensione di Deloitte US. “Ma i leader dovrebbero abbandonare una mentalità tradizionale incentrata sull’estrazione di valore dalle persone e abbracciare invece il concetto di sostenibilità umana, che può supportare il benessere collettivo a lungo termine degli individui, delle organizzazioni e della società”.