Al via alla Carbon Tax alle frontiere per limitare i danni ambientali al Pianeta

Dal primo ottobre entra in vigore il Carbon Border Adjustament Mechanism, lo strumento sviluppato dall'UE per porre un freno al fenomeno della della cosiddetta “rilocalizzazione delle emissioni di carbonio”

Di Redazione

Normative - Pubblicato il 02-10-2023

Giorno 1 ottobre ha preso il via la prima fase del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), che tradotto sta per Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere UE. Il provvedimento obbliga le aziende non europee che esportano nell’Ue una serie di prodotti ad alta intensità energetica a comunicare le proprie emissioni.

Il CBAM nasce per porre un freno al fenomeno della della cosiddetta “rilocalizzazione delle emissioni di carbonio”. La rilocalizzazione delle emissioni di carbonio si verifica quando le aziende con sede nell’UE trasferiscono la produzione ad alta intensità di carbonio all’estero verso Paesi in cui sono in vigore politiche climatiche meno rigorose rispetto all’UE, o quando i prodotti dell’UE vengono sostituiti da importazioni a maggiore intensità di carbonio. Appare chiaro come un tale comportamento vada a minare tutte le politiche green perseguite dall'Unione sul proprio territorio in un'ottica di sostenibilità globale del Pianeta.

"Il Carbon Border Adjustment Mechanism - dice l'UE - è il nostro strumento di riferimento per attribuire un prezzo equo al carbonio emesso durante la produzione di beni ad alta intensità di carbonio che entrano nell’UE e per incoraggiare una produzione industriale più pulita nei paesi extra-UE".

Come funziona la Carbon Tax alle frontiere, un approccio graduale

Il 1° ottobre 2023, dunque, la Carbon Tax alle frontiere è entrata in vigore nella sua fase transitoria, con il primo periodo di riferimento per gli importatori che terminerà il 31 gennaio 2024.

La CBAM si applicherà inizialmente alle importazioni di determinati beni e precursori selezionati la cui produzione è ad alta intensità di carbonio e presenta un rischio significativo di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio: cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno . Con questo ambito ampliato, la CBAM alla fine, una volta pienamente operativa, catturerà più del 50% delle emissioni nei settori coperti dall’ETS (Emission Trading System, il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione). L’obiettivo del periodo transitorio è quello di fungere da periodo pilota e di apprendimento per tutte le parti interessate (importatori, produttori e autorità) e di raccogliere informazioni utili sulle emissioni incorporate per affinare la metodologia per il periodo definitivo.

La graduale introduzione della CBAM nel tempo consentirà inoltre una transizione attenta, prevedibile e proporzionata per le imprese dell’UE e di paesi terzi , nonché per le autorità pubbliche. Durante questo periodo, gli importatori di beni che rientrano nell’ambito di applicazione delle nuove norme dovranno segnalare solo le emissioni di gas serra (GHG) incorporate nelle loro importazioni (emissioni dirette e indirette), senza effettuare alcun pagamento finanziario o aggiustamento. Le emissioni indirette rientreranno nell'ambito di applicazione dopo il periodo transitorio per alcuni settori (cemento e fertilizzanti), sulla base di una metodologia definita delineata nel regolamento di esecuzione pubblicato il 17 agosto 2023 e nella relativa guida di accompagnamento.

Una volta che il sistema permanente entrerà in vigore il 1° gennaio 2026, gli importatori dovranno dichiarare ogni anno la quantità di beni importati nell’UE nell’anno precedente e i relativi gas serra incorporati. Quindi consegneranno il numero corrispondente di certificati CBAM. Il prezzo dei certificati sarà calcolato in base al prezzo medio settimanale d'asta delle quote EU ETS espresso in €/tonnellata di CO2 emessa. La graduale eliminazione dell’assegnazione gratuita nell’ambito dell’EU ETS avverrà parallelamente all’introduzione progressiva del CBAM nel periodo 2026-2034.


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