Buone pratiche da seguire per far progredire l’inclusione in azienda

Disabilità e inclusione sono priorità ancora troppo trascurate nel mondo del lavoro. Cinque buone pratiche possono fare la differenza per un futuro più equo

Di Arianna De Felice

Buone Pratiche - Pubblicato il 29-01-2025

In Italia, sua una popolazione di circa 3 milioni di persone con limitazioni gravi, nella fascia d'età compresa tra i 15 e i 64 anni, solo il 32,5% ha un impiego contro il 58,9% delle persone senza limitazioni. Di pari passo va il dato relativo al numero delle persone in cerca di un’occupazione che è pari al 20% per chi presenta delle gravi limitazioni e solo dell’11% per il resto della popolazione. Dati, quelli rilevati dallo studio pubblicato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Istat, sicuramente significativi che dimostrano quanto c'è ancora da lavorare sulla cultura della diversità e inclusione all'interno delle aziende italiane.

Stando al rapporto Disability Inclusion @ Work 2024: A Global Outlook di Deloitte Global, a livello mondiale la situazione non è certo meglio anche per chi invece un impiego ce l'ha. Sebbene molte persone con disabilità abbiano comunicato a qualcuno interno all'azienda la propria situazione (88%), molti altri non lo fanno per paura di ripercussioni sulla propria carriera o per esperienze passate negative. Il 41% degli intervistati infatti ha dichiarato di aver subito microaggressioni, molestie o bullismo sul lavoro nell'ultimo anno. Altri, invece, non hanno comunque avuto riscontri positivi a eventuali richieste o hanno dovuto rinunciare a eventi aziendali a causa delle barriere architettoniche. 

Insomma, in tutto il mondo il tema dell'inclusione ha ancora parecchia strada da fare, ora più che mai viste le recenti inversioni di rotta di alcune grandi multinazionali americane. E per aiutare a favorire e accelerare l'inclusione della disabilità sul lavoro, la stessa Deloitte ha stilato cinque buone pratiche che i datori di lavoro possono adottare per contribuire a realizzare progressi significativi.

Cinque buone pratiche per accelerare l’inclusione in azienda

"Le organizzazioni hanno la responsabilità di supportare i propri dipendenti e creare un ambiente in cui tutti si sentano inclusi e possano raggiungere il loro pieno potenziale", afferma Elizabeth Faber, Deloitte Global Chief People & Purpose Officer. "Per creare organizzazioni più inclusive nei confronti della disabilità, i leader devono rimuovere le barriere e fornire le opportunità necessarie per aiutare a supportare tutti i dipendenti affinché abbiano successo nelle loro carriere". 

  1. Rendere l'inclusione della disabilità una priorità di leadership visibile, a livello di consiglio di amministrazione, accompagnata da azioni significative, e aiutare a incoraggiare modelli di ruolo senior.
  2. Fornire ruoli che aiutino a far emergere i punti di forza di ciascuno, e manager e leader che comprendano l'importanza dell'inclusione della disabilità e la favoriscano.
  3. Incorporare l'accessibilità durante tutto il ciclo di vita della carriera, ad esempio nella fase di recruiting o di onboarding, come in occasione di ogni evento che deve essere accessibile per tutta la popolazione aziendale. 
  4. Riconoscere l'importanza di fornire sistemazioni adeguate sul posto di lavoro quando sono necessarie e che il processo di richiesta di sistemazioni sia chiaro, tempestivo e privo di stigma.
  5. Fornire una cultura inclusiva della disabilità, affrontare i comportamenti non inclusivi e aiutare tutti a segnalare senza preoccupazioni. Per i datori di lavoro questo significa essere chiari sulle aspettative quando si tratta di una cultura inclusiva e di comportamenti che non sono tollerati sul lavoro, tra cui le microaggressioni, educare sulla leadership inclusiva, essere chiari sul fatto che le persone possono segnalare senza preoccupazioni, supportate da politiche appropriate.

 


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