Il difficile rapporto tra cambiamento climatico e agricoltura

Il cambiamento climatico ha effetti negativi sull’agricoltura che, a sua volta, ne ha sul cambiamento climatico. I dati del WWF sulla situazione italiana

Di Arianna De Felice

Ricerche e Pubblicazioni - Pubblicato il 17-11-2023

Il rapporto tra il cambiamento climatico e l’agricoltura è da sempre difficile dato che l’uno influenza l’altro e, almeno fino ad adesso, si è trattato sempre di influenze negative. A confermarlo, purtroppo, sono anche i dati dell’analisi annuale del WWF sugli effetti del cambiamento climatico sui sistemi alimentari.

Il cambiamento climatico e l’agricoltura

Il sistema alimentare rappresenta il 29% dell’impronta ecologica globale, provocando il 37% delle emissioni totali di gas serra, soprattutto derivanti dalle attività di deforestazione, dal metano emesso dagli allevamenti e dalle emissioni di protossido di azoto legato all’uso di fertilizzanti in agricoltura. Questo fa da propulsore al cambiamento climatico che, a sua volta si ripercuote sulla resa agricola e, più in generale alimentare generando: scarsità d’acqua e quindi aumento dei fabbisogni idrici; sfasamento delle stagioni idonee alla coltivazione di specifiche colture, spesso con riduzione del tempo a disposizione per terminare la raccolta ed avere una buona resa; spostamento delle aree idonee alla coltivazione di alcune colture specifiche, con conseguente cambiamento della distribuzione stagionale dei prodotti agricoli; diffusione di specie invasive e/o di patogeni a causa delle temperature elevate con anche una modifica nella distribuzione geografica e stagionale degli agenti patogeni e dei loro vettori; cambiamenti nelle proprietà nutrizionali dei cibi dovuti all’eccesso di CO₂; e all’impoverimento dei suoli, diversa e scarsa disponibilità di pascoli e foraggio per l’allevamento a causa della degradazione e dei suoli.

In numeri queste ripercussioni, causate soprattutto dall'aumento delle temperature, si sono mostrate già a metà del secolo con un calo dei rendimenti delle colture in oltre 75% dei luoghi in cui vengono coltivate. Numeri che non faranno che aumentare dato che, secondo le previsioni, nel 2050 ci sarà una riduzione del 10% della resa in risposta a un forte riscaldamento e del 25% circa nel 2090. Questo ha effetti anche sull’economia come in Europa, dove le perdite per il settore agricolo rappresentano oltre il 60% delle perdite economiche connesse alla siccità, vale a dire circa 5 miliardi di euro all'anno.

I dati della situazione in Italia e possibili soluzioni

A farne le spese del difficile rapporto tra il cambiamento climatico e l’agricoltura è soprattutto l’area meridionale dell’Europa e, in particolare in Grecia, Portogallo, sud della Francia, Spagna e Italia

Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, sul lungo periodo, il valore delle aree coltivabili di questa particolare zona dell’Europa potrebbe scendere di oltre l’80% proprio a causa di eventi climatici particolarmente avversi. Due terzi di queste perdite, potrebbero concentrarsi proprio sul territorio italiano, dove le colture sono particolarmente sensibili al cambiamento climatico. Secondo le previsioni nel 2100, la perdita di valore per il terreno agricolo in Italia potrebbe variare tra i 58 e i 120 miliardi di euro, circa il 34-60% di perdita rispetto a oggi.

A provocare questi danni saranno gli eventi atmosferici estremi altrimenti noti come tropicalizzazione che si manifestano con una più elevata frequenza di sbalzi termici significativi, siccità, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense. Il 2023 italiano infatti, è stato colpito dapprima da una grave siccità e poi da un alternarsi di grande caldo e alluvioni che hanno provocato danni ovunque lungo lo stivale. 

A dimostrazione di come il cambiamento climatico influenza l'agricoltura vi sono i dati del rapporto ISMEA che evidenzia che nel 2023, l'agroalimentare italiano è sceso al terzo posto nella graduatoria Ue per valore alla produzione, colpa della siccità senza tregua degli ultimi due anni. Le previsioni per l'anno che sta per concludersi sono danni al settore pari a 6 miliardi con significativi cali in alcuni settori chiave quali: meno 60% per le ciliegie, meno 63% per le pere, meno 12% per il pomodoro e la vendemmia, mentre il miele fa registrare un calo del 70% rispetto allo scorso anno. Anche il vino e l’olio hanno subito un calo significativo in termini di resa numerica con un conseguente aumento dei prezzi, già esasperato dall’inflazione. Per l’olio, l’annus horribilis 2022-2023 si è chiuso con un calo del 27% della produzione mentre il settore del vino ha registrato un calo del 12% rispetto allo scorso anno.

Insomma, uscire da questa spirale negativa sembra davvero difficile ma non impossibile come ha ricordato Eva Alessi, responsabile sostenibilità di WWF Italia «Occorre lavorare sulla resilienza delle colture agricole, cercando di rendere più sostenibile il sistema agroalimentare, limitando gli input esterni, quali i fertilizzanti e prodotti per la difesa chimici e favorendo un approccio agroecologico, più efficace per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura e far fronte alla scarsità di risorse e ai cali di produzione dovuti al cambiamento climatico. Questo approccio è necessario anche per eliminare pesticidi e fertilizzanti di sintesi, utilizzare tecniche meno intensive e filiere corte, azioni che consentirebbero di tagliare di un terzo i consumi energetici».


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