Le aspettative rispetto alla sostenibilità sono in costante aumento in tutto l’universo delle imprese. Non è un caso, infatti, che continua a crescere il numero delle organizzazioni che producono un report di sostenibilità rispetto agli anni passati (71%) e di quelle che hanno inserito una specifica voce di spesa relativa alla rendicontazione ESG nei propri budget (72%): in entrambi i casi, la percentuale è la più alta mai raggiunta. A dirlo sono i dati del report annuale di Forvis Mazars C-Suite Barometer 2024 che ha coinvolto oltre 800 livelli alti delle aziende chiave di 30 Paesi, Italia compresa.
Rendicontazione ESG: la situazione a livello mondiale
Se il 71% delle aziende produce già un report di sostenibilità, il 23% intende prepararsi per farlo entro il prossimo anno e solo il 6% non si sta ancora muovendo in tal senso. I più propensi a ridirigerne uno sono le grandi aziende con una capitalizzazione di almeno 1 miliardo di dollari, pari all'82% e, ancora, si registrano importanti differenze a livello geografico, come in Africa dove il numero di aziende che pubblicano un report di sostenibilità è pari all'86% contro il 54% dell'Europa centro occidentale.
Non poche sono, invece, le sfide che le imprese si trovano ancora a fronteggiare. Al primo posto c’è la raccolta dei dati, seguita dalla comprensione delle normative (cresciuta di 10 punti percentuali in un solo anno) e la carenza di competenze.
“Oggi in generale c’è più chiarezza sugli aspetti che devono essere trattati nella rendicontazione ESG, e la maggiore regolamentazione spinge un numero crescente di organizzazioni verso la produzione di report di sostenibilità”, ha dichiarato Chris Fuggle, Partner & Global Head of Sustainability Services, Mazars.
C-Suite Barometer 2024: focus sull’Italia
Il C-Suite Barometer 2024 ha poi realizzato un focus specifico sull’Italia dal quale emerge che il 90% dei dirigenti aziendali sono pronti per la rendicontazione ESG. Un dato significativo specie se si confronta con gli altri due Paesi UE nella top3: Francia, col 79% e Germania ferma al 71%.
In Italia, infatti, alla domanda "In che misura la sua azienda è pronta a rispettare i nuovi requisiti di rendicontazione ESG?", i livelli alti hanno risposto “Perfettamente” nel 63% dei casi, “Quasi pronti” nel 27%, “Abbastanza pronti” nel 6% e solo il 4% si è dichiarato del tutto impreparato. Emerge, inoltre, che il 90% dei dirigenti italiani ha messo a budget costi per l'attuazione della strategia di sostenibilità (contro il 50% di Francia e Germania).
Le sfide che le imprese italiane devono affrontare vanno di pari passo con quelle globali con al primo posto la raccolta e qualità dei dati (43%), la comprensione della regolamentazione (39%) e al terzo posto, a pari merito col 29%, vi è la mancanza di competenze interne e la comprensione dei destinatari del rapporto. Non mancano poi un ordine di priorità degli elementi da includere (24%) e l'individuazione di un fornitore di servizi adeguato (24%).
Per quanto riguarda le carenze di competenze interne, nonostante l'alto numero di dirigenti che hanno confermato di aver realizzato già il bilancio di sostenibilità, è proprio la capacità di effettuarne uno a essere oggi la carenza maggiore (49% in Italia contro il 37% globale). Seguono poi: diritti umani (37%), clima ed emissioni di carbonio (27%), diversità e inclusione (25%) governance (22%), supply chain responsabile (18%) e altri fattori ambientali (6%).
Il report conclude anche con uno sguardo al futuro, cercando di capire quali saranno le principali priorità delle aziende nei prossimi 3-5 anni. Il risultato è che al primo posto, sia a livello globale che italiano, spicca la strategia di sostenibilità (rispettivamente il 25% e il 43%).