Negli ultimi 32 anni, grazie all'aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio, le emissioni di gas serra sono diminuite segnando nel 2022 un - 21%, dato che non si registrava sin dal 1990. Tuttavia, negli ultimi due anni la crescita è ripresa raggiungendo nel 2022 i 413 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (+0.4% rispetto al 2021). Sono questi i principali dati che emergono dall'ultima rilevazione Ispra 2024 sulle emissioni di gas serra in Italia che, ricordiamo, sono una delle principali cause del cambiamento climatico.
Proprio per cercare di contrastare il cambiamento climatico sono stati istituiti dei protocolli specifici. Il primo è quello di Kyoto del 1997 che ha posto le basi per il Greenhouse gas protocol (GHG) ancora oggi in vigore. Istituito nel 1998 grazie a una partnership tra il World Resources Institute e il World Business Council for Sustainable Development, il GHG Protocol è oggi un testo utilizzato a livello globale per la misurazione e gestione delle emissioni di gas a effetto serra classificate in Scope 1, Scope 2, Scope 3 alle quali più recentemente si è aggiunto anche Scope 4.
Scope 1, le emissioni dirette
Per Scope 1 si intendono tutte quelle emissioni dirette di gas serra ovvero che provengono direttamente da fonti controllate o possedute dall'azienda. Tra queste vi sono, per esempio: le emissioni dei veicoli di proprietà dell'azienda come auto o camion; la combustione di carburanti in impianti aziendali come caldaie, forni e generatori; le emissioni provenienti dai processi industriali come la produzione chimica o metallurgica; e le emissioni fuggitive ovvero eventuali perdite di gas refrigeranti o altre sostanze dai sistemi industriali.
Riuscire a monitorare e misurare le emissioni Scope 1 è fondamentale in quanto rappresentano l'impatto diretto che l'azienda ha sull'ambiente. Una volta misurate diventa dunque fondamentale capire come ridurle adottando, per esempio, tecnologie più efficienti o passando a fonti di energia rinnovabili.
Emissioni Scope 2 e Scope 3, che differenza c’è?
Per emissioni Scope 2, invece, si intendono le emissioni di gas serra indirette derivanti dalla produzione di elettricità, calore, vapore o raffreddamento acquistati da fornitori esterni. In questi casi si parla di emissioni indirette in quanto l'impresa è sì responsabile dell'utilizzo dell'energia ma non delle emissioni che il suo fornitore ha prodotto per generarle.
Ne sono un esempio l'energia elettrica utilizzata negli uffici e negli impianti di produzione o l'energia termica derivante da impianti centralizzati non controllati direttamente dall'azienda. Diverso è, ovviamente, se l'azienda si occupa di fornire energia elettrica e, in tal caso, queste emissioni rientrano negli Scope 1.
Sebbene siano emissioni indirette, la gestione efficace può portare a una netta diminuzione dell'inquinamento anche solo scegliendo di acquistare energia proveniente da fonti rinnovabili o investendo in impianti di autoproduzione di energia pulita.
Anche le emissioni Scope 3 riguardano le emissioni indirette ma, in questo caso, comprendono le emissioni che si verificano lungo tutta la supply chain e che non riguardano elettricità, calore, vapore. Questo rende questa classificazione la più ampia e complessa delle prime tre appena viste tanto che viene suddivisa in Upstream e Downstream classificando le emissioni in 15 categorie.
Nelle emissioni Upstream Scope 3, ovvero le emissioni a monte, si collocano i beni e servizi acquistati, i beni capitali, le attività legate ai combustibili e all'energia, il trasporto e la distribuzione a monte, i rifiuti generati durante le operazioni, i viaggi di lavoro, il pendolarismo dei dipendenti e le attività in leasing a monte. Le emissioni Downstream Scope 3, invece, comprendono il trasporto e la distribuzione a valle, la lavorazione dei prodotti venduti, l’utilizzo dei prodotti venduti, la fine vendita degli stessi, i beni in leasing a valle, il franchise e gli investimenti.
Ovviamente questo non vuol dire che ogni azienda deve rendicontarle tutte e 15, ma solo quelle rilevanti per il suo contesto operativo. Vista la sua vastità, in questa categoria rientrano il maggior numero di emissioni nonché quelle più difficili da ridurre in quanto richiedono una forte collaborazione con tutti i fornitori (a monte e a valle).
Come ridurre le emissioni Scope 3, alcuni consigli
Le emissioni di Scope 3 rappresentano una sfida significativa per le aziende, ma anche un'opportunità per innovare e migliorare la sostenibilità della catena del valore. Ecco alcuni consigli per ridurne l'impatto ambientale e, allo stesso tempo, generare valore competitivo.
- Scelta di fornitori e coinvolgimento dei clienti. Per ridurre le emissioni a monte, le aziende possono selezionare fornitori che adottano pratiche a basse emissioni di carbonio. A valle, sul fronte dei consumatori, è possibile incentivare pratiche d’uso più sostenibili dei prodotti.
- Materiali e specifiche di prodotto. Adattare le specifiche dei prodotti per privilegiare materiali a basse emissioni è un passo fondamentale. L'impiego di materie prime sostenibili riduce l'impatto ambientale lungo l'intero ciclo di vita del prodotto.
- Integrazione della catena del valore. L’integrazione lungo la catena del valore consente di avere un maggiore controllo sulle emissioni. Se interviene a monte può migliorare la gestione dei gas serra in fase di produzione, se l’integrazione avviene a valle può ottimizzare l'impatto ambientale durante l’uso del prodotto.
- Diversificazione del portafoglio con un focus green. Le aziende con alte emissioni a valle nella fase di utilizzo dei prodotti possono ripensare il proprio portafoglio privilegiando segmenti a basso impatto ambientale.
Emissioni Scope 4, le ultime arrivate
In anni più recenti si è sviluppata la classificazione di Scope 4 ovvero le emissioni evitate, non inclusa ufficialmente nel Protocollo GHG. Nel 2013, infatti, è stato introdotto il termine dal World Resources Institure (WRI). Essendo un tipo di classificazione piuttosto giovane non esistono ancora linee guida o standard riconosciuti per la contabilizzazione dello Scope 4 ma sta diventando sempre più importante in quanto offre, oltre a vantaggi competitivi, anche un ruolo importante nello sviluppo dei prodotti e nelle decisioni strategiche delle imprese.
Nelle emissioni Scope 4, infatti, rientrano tutte quelle emissioni che l'azienda, attraverso la sua attività, i suoi prodotti e i suoi servizi, è riuscita a evitare. Queste emissioni dunque, non vengono direttamente attribuite all'azienda, ma derivano dall'effetto che le sue azioni hanno sull'ambiente.
Un esempio lampante di Scope 4 riguarda le aziende che producono energia rinnovabile o più in generale i prodotti che contribuiscono a ridurre l'energia o le emissioni finali da parte dei consumatori.