L’economia circolare nasce dai rifiuti, se ben differenziati

Cosa sono i rifiuti e come vengono classificati? Tutto quello che c’è da sapere dallo smaltimento ai dati in Italia

Di Arianna De Felice

Dizionario della Sostenibilità - Pubblicato il 17-03-2023

Si parla di economia circolare quando un rifiuto, ovvero uno scarto, viene smaltito e da quello nasce qualcosa di nuovo, seguendo la strategia delle quattro R (riciclare, riusare, ridurre e rigenerare). I rifiuti, dunque, sono all'origine dell'intero processo.

Non è sempre stato così però. Un tempo, un rifiuto era un qualcosa che veniva eliminato senza troppe preoccupazioni. Oggi, invece, visti i problemi ambientali causati dalla produzione di rifiuti, si cerca di porre una particolare attenzione alla raccolta differenziata quale primo step volto all’allungamento della vita del rifiuto. Insomma, oggi uno scarto non è più la fine del ciclo di vita del prodotto ma può diventare l’inizio di uno nuovo.

Tipologie di rifiuti

I rifiuti non sono però tutti uguali anzi, esiste una vera e propria classificazione. A seconda della loro origine, infatti, possono essere dei rifiuti urbani o speciali e, a seconda dello loro caratteristiche, essere più pericolosi di altri.

Rifiuti urbani

Secondo quanto riporta il governo stesso, nei rifiuti urbani rientrano:

  • rifiuti domestici anche ingombranti e rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;

  • rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche;

  • rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali.

Rifiuti speciali

Nei rifiuti speciali, invece, trovano posto, per esempio:

  • i rifiuti da lavorazione industriale;

  • i rifiuti da attività commerciali;

  • i rifiuti derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

  • i rifiuti derivanti da attività sanitarie;

  • i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;

  • i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

Rifiuti pericolosi

Infine, una volta distinte le due categorie principali degli scarti, è bene individuare quali sono i rifiuti pericolosi, presenti in entrambe.

Ovviamente è più facile trovarli tra gli scarti speciali, ma anche in quelli urbani non mancano. Si tratta infatti di tutti quegli scarti che contengono al loro interno un'elevata dose di sostanze pericolose e che vanno quindi gestiti diversamente in appositi spazi di smaltimento come accade, per esempio, per i farmaci scaduti e le pile.

I rifiuti speciali pericolosi o rifiuti tossico nocivi, invece, sono quegli scarti industriali che presentano un elevato pericolo per l’ambiente. L’esempio più noto è quello del petrolio che troppe volte viene scaricato in mare invece che smaltito nel modo corretto. A lui si uniscono anche i processi chimici, l’industria fotografica, l’industria metallurgica, gli oli esauriti, i solventi, la produzione conciaria e tessile e la ricerca medica e veterinaria.

Smaltimento dei rifiuti

Nel corso degli anni il numero di scarti è andato via via aumentando a causa dello sviluppo economico e industriale, dell’incremento della popolazione e dell’espansione delle aree urbane. Da qui ne sono nati diversi problemi legati soprattutto al loro smaltimento e al conseguente inquinamento ambientale. Lo smaltimento, infatti, è un insieme di attività industriali che hanno lo scopo di dare una destinazione finale dei rifiuti igienicamente e socialmente accettabile.

Lo smaltimento dei rifiuti rappresenta l'ultimo gradino della cosiddetta Piramide dei rifiuti. In poche parole la piramide rappresenta la Gerarchia dei rifiuti stabilita nella direttiva quadro dell’Unione sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE) al fine di ridurre gli scarti e migliorare l'efficienza delle risorse. Prima dello smaltimento, dunque, si trovano la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di altro tipo.

Dati sui rifiuti in Italia e nel mondo

Secondo l'ultima ricerca di Ispra sul “Rapporto Rifiuti Urbani” del 2021, dopo la pandemia il numero di rifiuti urbani è tornato a crescere +2,3%, pari a 29,6 milioni di tonnellate.

Andando a vedere il quadro geografico nel complesso, il 48% sono stati prodotti al Nord (+1,9%), il 30,7% al Sud (+2,9%) e il 21,3% al Centro (+2,5%). Tutte le regioni hanno registrato un aumento tranne la Valle d'Aosta e l'Emilia Romagna che hanno mantenuto una produzione stabile con gli anni precedenti.

Ampliando il raggio e guardando lo scenario a livello mondiale, il rifiuto più prodotto è dato, neanche a dirlo, dalla plastica. Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Industrial Ecology, il maggior produttore di rifiuti plastici al mondo è l'America dove tra Nord e Sud raggiunge circa il 41% della produzione globale. Segue l'Europa, con il 24% e l'Asia, con il 21%. A livello nazionale, invece, al primo posto ci sono gli Stati Uniti con il 19%, il Brasile con il 14% e la Cina col 12%.


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