All'inizio dell'anno che sta per concludersi, l'UE ha approvato la direttiva Green Claims, nata con lo scopo di arginare il fenomeno del greenwashing.
Secondo alcuni dati riportati dall'Unione Europea stessa, infatti, il 53% delle dichiarazioni ecologiche fornisce informazioni vaghe, fuorvianti o infondate mentre il 40% delle affermazioni non ha prove a sostegno.
Nonostante le normative, il greenwashing però continua a esistere. Per cercare di contrastarlo KPMG ha stilato una breve lista di cinque buone pratiche che le imprese dovrebbero seguire.
Fai quello che dici, di' quello che fai: cinque consigli per non cadere nel greenwashing
Con il termine greenwashing, ricorda KPMG, si fa riferimento a una pratica che le aziende utilizzano per presentarsi al mondo esterno più sostenibili di quanto lo siano per davvero. Per farlo tendono a utilizzare informazioni sulla sostenibilità fuorvianti o a etichettare un prodotto come verde quando in realtà non lo è davvero. Questo comporta un danno enorme per l'impresa stessa che vede pian piano la fiducia di stakeholder e consumatori scomparire. Ecco dunque cinque consigli per cercare di evitare di cadere in questa pratica di comunicazione scorretta.
La prima cosa che ogni azienda dovrebbe fare è quella di mantenere un solido programma di governance ESG, coinvolgendo così il management e il consiglio di amministrazione, volto a integrare le considerazioni ESG nelle procedure e nei controlli di gestione del rischio nuovi ed esistenti.
La seconda attività è quella di implementare dei programmi educativi per migliorare le competenze del consiglio di amministrazione, del management e dei professionisti sui fondamenti dell'ESG, compresi i rischi e le opportunità correlati. Queste attività formativa è particolarmente importante che siano continue in quanto l'ambito della sostenibilità aziendale e in continua evoluzione.
Di pari passo va eseguito un costante aggiornamento sul panorama normativo relativo ai temi ESG. In questo caso ancora più del precedente, sebbene richieda tempo, energia e risorse, è bene tenersi aggiornati per evitare il rischio di segnalazioni improprie e danni ancora più significativi.
Il quarto punto fa, invece, riferimento, alla necessità di stilare un piano di scenario per potenziali rischi di greenwashing, essendo consapevoli però che anche le percezioni su compensazioni di carbonio, certificati di energia rinnovabile e altri strumenti di riduzione delle emissioni si stanno evolvendo.
In ultimo KPMG consiglia alle imprese di attenersi a un mantra tanto semplice quanto, a quanto pare però difficile da seguire "Fai quello che dici, di' quello che fai".