COP16, biodiversità: cresce nelle aziende italiane la consapevolezza delle proprie responsabilità

Le aziende italiane devono integrare la biodiversità nelle loro strategie per affrontare le nuove normative e tutelare la natura. Alla COP16, il primo rapporto su biodiversità e imprese evidenzia progressi e sfide

Di Arianna De Felice

Trend e Scenari - Pubblicato il 24-10-2024

Si sta tenendo in questi giorni a Cali in Colombia la Sedicesima Conferenza delle Parti (COP16) sulla diversità biologica. Quello attualmente in corso è il primo incontro dedicato alla biodiversità dopo l'adozione del Kunming-Montreal Global biodiversity framework raggiunto nel 2022 e, pertanto, i vertici dei 196 Paesi oggi presenti intendono confrontarsi sui progressi avvenuti da allora. Tra le varie tematiche messe già sul tavolo non sono mancati anche riferimenti all'impegno che le imprese devono avere per proteggere la biodiversità.

A presentare il quadro della situazione in Italia è il primo "Biodiversity and the private sector in Italy" realizzato dalla società di consulenza ambientale Etifor, in collaborazione con l'Università degli Studi di Padova e con il supporto dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), B Lab Italy, Koinètica e Forum per la Finanza Sostenibile.

Aziende e biodiversità in Italia: il quadro alla COP16

L'analisi è partita col sottolineare che l’Italia è uno dei paesi con i più alti livelli di biodiversità in Europa, ma anche uno di quelli dove i rischi di perdere questa ricchezza sono tra i più alti. Secondo i dati, infatti, oltre 160 specie sono in pericolo e quasi il 20% degli ecosistemi del Paese sono in condizioni critiche a causa dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse.

Questo impatta anche sul Pil dato che, attualmente, il 55% del prodotto interno lordo mondiale dipende dalla natura. Per questo le imprese devono cercare di tutelarla adottando un approccio "nature positive" che include azioni reali, prima fra tutte la valutazione degli impatti che il proprio operato ha sulla natura, punto di partenza fondamentale dal quale muoversi per poi porsi degli obiettivi chiari e raggiungibili.

Fortunatamente, nel tempo, la consapevolezza dell'importanza della biodiversità sta crescendo tra i cittadini, i governi e anche nelle imprese. Secondo i dati, infatti, sebbene attualmente solo il 25% delle aziende intervistate valuta il proprio impatto sulla biodiversità, il 48% prevede di integrarlo nelle proprie strategie entro i prossimi cinque anni.

“L’evidente aumento di consapevolezza in Italia e nel mondo è incoraggiante; tuttavia, è necessaria un’azione più rapida e diffusa per integrare la biodiversità nelle strategie aziendali e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Le aziende che agiscono ora saranno meglio posizionate per adattarsi alle nuove normative e sfruttare le opportunità di mercato emergenti”, ha commentato Alessandro Leonardi, AD di Etifor.

Sicuramente, dunque, questa crescente consapevolezza è incoraggiante, ma, come sottolineato da Leonardi, sono necessarie azioni più rapide per integrare maggiormente la biodiversità nelle strategie aziendali e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Lo dimostra anche il fatto che, a oggi, del 64% delle imprese che attualmente rilascia i dati inerenti i propri sforzi in materia di sostenibilità attraverso report di rendicontazione, solo il 33% include le valutazioni sulla biodiversità.  Ma non solo, di questo 33%, solo il 19% adotta gli European sustainability reporting standards (Esrs) come richiesto dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) appena entrata in vigore. Sono infatti oltre 4.000 le imprese che dovranno a breve rispondere alla normativa di rendicontazione ma, presto, il numero includerà anche le tantissime PMI italiane (circa 760 mila, pari al 75% del totale dell'imprenditoria): questo potrebbe davvero ribaltare la situazione della conservazione della biodiversità. 

 


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