Fin troppo spesso conciliare vita familiare e lavoro (ovvero raggiungere il cosiddetto work-life balance) non è facile, specie per le mamme che rimangono indietro se non addirittura lasciate a casa. Secondo i dati dello studio di Save the Children, infatti, in Italia il numero di donne occupate di età compresa tra i 25 e i 54 anni senza figli è di 68,7% mentre quello di mamme con uno o più figli si ferma al 57,8%. Dati che peggiorano se paragonati con gli uomini dove i neo papà che lavorano sono il 91,3%.
Questa situazione ha certamente contribuito negli ultimi anni a spingere il numero di nascite sempre più in basso e sono ormai stabilmente ferme sotto le 400mila unità, così come ha contribuito ad alzare progressivamente l'età media per diventare madri: l'Italia è infatti il Paese europeo con la più alta età media delle donne al momento della nascita del primo figlio (31,6 anni), con una percentuale rilevante di primi nati da mamme over 40 (8,9%, tasso inferiore solo a quello della Spagna).
Tra chi ha scelto di avere un figlio, la situazione lavorativa molto spesso tende a cambiare soprattutto per le donne.
In molte, infatti, sono portate a dare dimissioni volontarie a causa della mancanza di servizi di assistenza (47%) e delle problematiche legate all'organizzazione del lavoro (21,9%). Le prime a dimettersi sono le madri al primo figlio ed entro il suo primo anno di vita (nel 2022 il dato ha raggiunto complessivamente 61.391 convalide di dimissioni volontarie per genitori di figli in età 0-3 in tutto il territorio nazionale, in crescita del 17,1% rispetto all’anno precedente di cui il 72,8% erano donne).
Inoltre anche la percentuale di donne che ha subito un part-time involontario è maggiore tra coloro che hanno almeno un figlio (36,7%) rispetto a chi invece non ne ha (23,5%). Tra gli uomini si passa dall’8,7% per chi non ha figli al 4,6% per i padri.
“In Italia si parla molto della crisi delle nascite, ma non si dedica sufficiente attenzione alle condizioni concrete di vita delle mamme, “equilibriste” di oggi, sulle quali grava la quasi totalità del lavoro di cura. Un Paese nel quale le madri sono ancora troppo in affanno, ancora diviso tra Nord e Sud, con regioni più o meno accoglienti per le donne con figli. Occorre intervenire in modo integrato su più livelli. Oggi la nascita di un bambino rappresenta nel nostro Paese uno dei principali fattori di impoverimento. Bisogna sanzionare ogni forma di discriminazione legata alla maternità, rendere obbligatorio il family audit e promuovere l’applicazione piena della legge sulla parità di retribuzione”, ha detto Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.
E proprio per cercare di migliorare questa situazione, Unicredit ha scelto di aderire al bando pubblico #RiParto, sostenendo così il rientro al lavoro delle mamme e favorendo la conciliazione tra vita privata e lavoro.
Unicredit sostiene il work-life balance delle neo-mamme
#RiParto è un bando pubblico emanato dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri che intende supportare il work-life balance della mamme aiutandole sia a equilibrare la vita lavoro-famiglia sia a rientrare sul proprio posto di lavoro.
Unicredit ha scelto di aderirvi e, già da quest'anno, le neo-mamme avranno a disposizione: un voucher una tantum fino a 1.000 euro, utilizzabile come rimborso delle spese di baby-sitting e di asilo nido; potranno accedere a un nuovo canale online attraverso il quale beneficiare di servizi quali il supporto psicologico, la consulenza ostetrica e pedagogica, oltre al career counseling, che renderà più agevole il ritorno alla vita aziendale.
L'iniziativa #RiParto va così ad arricchire il già attivo programma di Unicredit "Welfare Reconnect" che comprende diverse offerte a disposizione dei dipendenti e attraverso il quale l’azienda si impegna a tutelare il potere di acquisto, neutralizzare le disparità di genere, migliorare la conciliazione tra vita privata e lavoro dei dipendenti e il benessere individuale, organizzativo e sociale.