Revisore della sostenibilità, la nuova figura chiave per le aziende nell'era della CSRD

Scopriamo chi è e cosa fa il revisore della sostenibilità, la nuova figura introdotta dalla CSRD per certificare i report ESG

Di Redazione

Dizionario della Sostenibilità - Pubblicato il 13-11-2024

Con l'adozione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), il reporting di sostenibilità sta diventando un obbligo crescente per molte aziende in Europa. Questo sviluppo ha reso indispensabile la figura del revisore della sostenibilità, un professionista che ha il compito di garantire l'affidabilità e la conformità dei bilanci di sostenibilità alle normative europee.

L'introduzione di questa nuova figura nel Registro dei revisori legali, sancita dal Decreto Legislativo 125/2024, è una risposta alla necessità di una trasparenza sempre maggiore sui temi legati alla sostenibilità da parte delle imprese, spinta dalla crescente domanda di responsabilità sociale e ambientale. Il revisore della sostenibilità, pertanto, rappresenta una figura chiave per supportare le imprese nel loro percorso verso una rendicontazione responsabile e veritiera, diventando un punto di riferimento per stakeholder, investitori e autorità competenti.

Chi è e cosa fa il revisore della sostenibilità

Il revisore della sostenibilità è un professionista qualificato, che può essere un revisore legale già iscritto nel Registro dei revisori legali dei conti o un professionista specificamente abilitato, chiamato ad attestare che le informazioni contenute nel bilancio di sostenibilità siano conformi agli standard normativi richiesti dalla CSRD. In un contesto in cui le aziende sono obbligate a rendicontare le proprie performance in ambito ambientale, sociale e di governance (ESG), il revisore della sostenibilità svolge un ruolo cruciale, certificando che le informazioni fornite non solo siano veritiere, ma che siano anche complete e coerenti con i principi stabiliti dalla Direttiva.

Nel concreto, il revisore della sostenibilità analizza i dati relativi agli impatti ambientali, sociali e di governance riportati dall'azienda e verifica che questi siano in linea con le normative vigenti. Il processo di certificazione implica la verifica della completezza dei dati, la trasparenza dei metodi utilizzati per la loro raccolta e l'attuazione delle politiche aziendali in materia di sostenibilità. Inoltre, il revisore deve accertarsi che l'azienda abbia implementato correttamente i sistemi di governance necessari per raccogliere e gestire le informazioni legate alla sostenibilità, con l’obiettivo di assicurare che il bilancio di sostenibilità rispetti le disposizioni contenute nella CSRD.

Come diventare revisore della sostenibilità

Per diventare revisore della sostenibilità, è necessario seguire un percorso di formazione specifico che prevede l'acquisizione di competenze avanzate in materia di sostenibilità aziendale e di rendicontazione non finanziaria.

Il primo passo consiste nell'essere già iscritti nel Registro dei revisori legali dei conti, come stabilito dal Decreto Legislativo 39/2010. Successivamente, per qualificarsi come revisore della sostenibilità, il professionista deve ottenere una specifica abilitazione, che prevede un tirocinio di almeno otto mesi in contesti aziendali che si occupano di bilanci di sostenibilità. Durante questo periodo, il tirocinante acquisisce esperienza pratica, imparando a valutare i dati di sostenibilità e a gestire le problematiche relative alla certificazione dei bilanci non finanziari.

In aggiunta al tirocinio, il futuro revisore della sostenibilità deve completare un percorso formativo annuale che prevede l'accumulo di crediti formativi. Ogni anno, il professionista deve ottenere almeno venticinque crediti, di cui dieci devono essere specifici per la revisione contabile civile e dieci dedicati alla sostenibilità. Questo programma di formazione continua assicura che il revisore sia sempre aggiornato sugli sviluppi normativi, sulle best practice e sulle tecniche di auditing sostenibile, garantendo al contempo che le sue competenze siano allineate alle esigenze di un settore in continua evoluzione.

Il processo di abilitazione, che include sia l'esperienza pratica che il completamento dei corsi di aggiornamento, è completato da un esame che verifica la preparazione teorica e pratica del candidato, con particolare attenzione agli aspetti legati alla rendicontazione e alla certificazione di sostenibilità.

Quali argomenti si studiano per diventare revisore della sostenibilità

Per affrontare l’esame e acquisire l’abilitazione, il revisore della sostenibilità deve approfondire vari argomenti relativi alla sostenibilità aziendale. Tra questi, l’analisi dei principi e degli standard di rendicontazione della sostenibilità, come gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che definiscono le linee guida per la redazione del bilancio di sostenibilità. Questi standard, introdotti dalla CSRD, mirano a rendere i dati di sostenibilità comparabili e affidabili, rispondendo alle necessità degli investitori e degli altri stakeholder.

Inoltre, il revisore deve approfondire le normative nazionali e internazionali in materia di sostenibilità, come la CSRD stessa, il Decreto Legislativo 39/2010 e la Direttiva 2006/43/CE. La conoscenza delle normative consente al revisore di garantire che le aziende rispettino gli obblighi legali e che le informazioni siano verificate in modo accurato.

Il professionista deve anche acquisire una solida conoscenza dei metodi e degli strumenti di audit per la certificazione di dati non finanziari, con particolare attenzione agli impatti ambientali, sociali e di governance. A tal fine, è fondamentale che il revisore comprenda le principali metodologie di valutazione dell’impatto ambientale, come quelle utilizzate per il calcolo delle emissioni di CO2 e l’efficienza delle politiche aziendali in materia di sostenibilità.

Infine, un aspetto fondamentale della formazione del revisore della sostenibilità riguarda l’indipendenza e l’etica professionale, poiché il revisore è chiamato a eseguire il suo lavoro in modo imparziale, con l’obiettivo di garantire la massima trasparenza e affidabilità dei dati di sostenibilità riportati dalle aziende.


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