Il laboratorio sartoriale, la tecnica del Patchwork, gli scarti tessili e la rielaborazione del nuovo, un esempio di economia circolare.
Parola chiave: economia circolare. La storia della Cooperativa Proxima ci giunge direttamente da Ragusa, nel cuore dell’ibleo. Una realtà a favore dei più deboli, un impegno verso il bene comune. Nata nel 1999, ha iniziato la sua attività gestendo un servizio per minori vittime di tratta.
Nel 2017, la Cooperativa decide di dare una svolta importante al suo percorso creando due attività laboratoriali, la sartoria e gli orti. Per quanto riguarda il primo, la sartoria sociale, nasce dal bisogno di assecondare l’interesse dei beneficiari, vittime di tratta e grave sfruttamento verso l’attività del cucito: un ago e un filo per ri-cucire le ferite metaforicamente parlando.
Come spiega Letizia Blandino, responsabile del laboratorio sartoriale, vi è un particolare occhio di riguardo verso la sostenibilità e l'economia circolare. Infatti, sin dai primi anni di vita del progetto di cucito, hanno sempre cercato di utilizzare scarti tessili per dare nuova vita, risorse nuove attraverso la lavorazione artigianale.
Hanno utilizzato la tecnica del Patchwork, conosciuta meglio come “il lavoro con le pezze”, che consiste nel cucire parti di tessuti diversi per ottenere delle creazioni uniche.
Il lavoro sostenibile di Proxima
Il laboratorio sartoriale di Proxima viene svolto circa due volte a settimana. Durante le attività, si svolgono i lavori da consegnare e portare a termine, quali possono essere bomboniere, manufatti per la casa, complementi d’arredo e accessori per la persona, tutti presenti nel loro e-commerce.
La loro mission è quella di supportare un progetto sostenibile ed utile, sposando la cultura del riuso attraverso il riciclo creativo di tessuti e da qui la trasformazione di scarti tessili in originali e unici manufatti con un occhio sempre attento all’etica e all’ecologia.
In occasione della giornata europea contro la tratta, lo scorso 18 ottobre, la Cooperativa Proxima ha realizzato l’evento sfilata che prende il nome “la moda che lotta”. L’idea è stata quella di utilizzare degli abiti già esistenti, quindi usati e trasformarli in abiti unici e dargli una nuova vita. Lo si fa attraverso la rielaborazione di questi indumenti, sia a livello strutturale come può essere accorciare o stringere il tessuto, ma anche a livello decorativo, quindi darne un valore aggiunto.
La sfilata come prima esperienza ha riscosso molto successo perché i capi presentati sono stati graditi da tutti i presenti. Inoltre, le beneficiarie si sono meravigliate di come si possa modificare un abito e crearne uno completamente nuovo ma soprattutto un prodotto personalizzato al 100%.
Gli orti sociali, agricoltura a km0 per contrastare gli sprechi alimentari
L’altro laboratorio, invece, riguarda gli orti sociali. Sono due ettari di natura immersi nella parte ovest della città, con l’obiettivo di coltivare nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità. La Cooperativa punta a riscoprire gli antichi metodi agricoli e adattarli alle nuove tecniche.
Gli orti sociali puntano ad una politica di contrasto agli sprechi alimentari. Infatti, dopo aver raccolto la frutta e la verdura di stagione, trasformano gli eccessi in conserve regalando un "barattolo magico". Viene definito tale perché è unico nel suo genere e irripetibile e realizzate da prodotti a km 0.